La carne coltivata approda al Consiglio Agrifish. Essere Animali: disinformazione (Foto Pixabay)

La carne coltivata approda al Consiglio europeo Agrifish in corso a Bruxelles con una nota che vuole prima di tutto “salvaguardare la produzione alimentare di alta qualità” e considera le “nuove pratiche di produzione alimentare basate su cellule artificiali coltivate in laboratorio” come “una minaccia agli approcci primari basati sull’agricoltura e ai metodi di produzione alimentare genuina che sono al centro del modello agricolo europeo. Queste nuove pratiche includono la produzione di carne utilizzando la tecnologia delle cellule staminali, che richiede tessuti provenienti da animali vivi”.

Il documento è stato presentato dalle delegazioni austriaca, francese e italiana e ha raccolto nei giorni scorsi il sostegno delle delegazioni della Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Lituania, Malta, Romania e Slovacchia. Per Essere Animali è “un esempio allarmante di disinformazione”.

 

Carne coltivata, Mattarella firma il ddl. La parola passa alla Commissione Ue
Carne coltivata, Mattarella firma il ddl. La parola passa alla Commissione Ue (foto Pixabay)

 

Agricoltura europea e carne coltivata

Come riporta l’Agenzia Agricolae.eu, il documento invita la Commissione a “presentare una valutazione d’impatto completa e basata sui fatti sulla carne artificiale prima di qualsiasi autorizzazione alla vendita e al consumo. Tale valutazione d’impatto affronterà questioni etiche, economiche, sociali e ambientali, nonché questioni relative alla nutrizione, alla sicurezza sanitaria, alla sovranità alimentare e al benessere degli animali”.

Il documento chiede di aprire un dibattito più ampio a partire da linee guida Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) che “dovrebbero in particolare coprire alcuni aspetti della valutazione attualmente prevista per i nuovi prodotti farmaceutici, compresi i pre- studi clinici e clinici che verranno utilizzati come criteri di sicurezza per un parere dell’Efsa. Dovrebbe essere inoltre condotta una valutazione d’impatto globale da parte della Commissione, che tenga conto di tutte le questioni in gioco, comprese le opinioni dei consumatori e dei cittadini dell’UE” (Fonte: Agricolae.eu).

Secondo la nota, “la carne coltivata in laboratorio non rappresenta un’alternativa più rispettosa dell’ambiente alla carne prodotta da animali d’allevamento, né fornisce standard più elevati di benessere degli animali”.

Il documento si richiama alla trasparenza ma scrive che “in base a quanto previsto anche dalla normativa UE sulla definizione di prodotti a base di carne, i prodotti a base di cellule non potranno mai essere definiti carne. Chiediamo quindi alla Commissione di garantire che i prodotti coltivati artificialmente in laboratorio non vengano mai promossi o confusi con alimenti autentici”.

 

Carne coltivata vietata in Italia, animalisti: legge ideologica
Carne coltivata vietata in Italia, animalisti: legge ideologica (Foto di Lebensmittelfotos da Pixabay)

 

Essere Animali: disinformazione

Molto duro il commento di Essere Animali.

«La lobby dell’industria zootecnica sta portando in Unione Europea la stessa disinformazione che abbiamo visto circolare in Italia a sostegno del divieto di produzione e commercializzazione della carne coltivata e della censura dei prodotti vegetali – afferma Claudio Pomo, responsabile sviluppo di Essere Animali – Ancora più paradossale l’atteggiamento del ministro Lollobrigida che ora chiede a Bruxelles, insieme a Francia e Austria, un approccio trasparente, esauriente e scientifico sulla carne coltivata, mentre in Italia ha introdotto un divieto basato su una visione ideologica e del tutto anti-scientifica sul tema, difendendo gli interessi delle aziende del comparto zootecnico ai danni del settore delle proteine vegetali, molto più rispettoso dell’ambiente e degli animali».

Per Essere Animali la nota messa all’ordine del giorno “ non ha carattere legislativo, ma è un segnale politico allarmante perché contiene inesattezze, nonché esempi di vera e propria disinformazione sulla tematica che impedisce una sana discussione basata su dati oggettivi e scientifici. Pur citando esplicitamente la Politica Agricola Comune (PAC), la nota in questione si concentra in realtà sulla richiesta di quattro modifiche chiave al processo di approvazione normativa dell’UE per la carne coltivata, con lo scopo esplicito di renderne più difficile il processo di introduzione sul mercato”.

Queste modifiche comprendono la richiesta alla Commissione di presentare una valutazione sull’impatto della carne coltivata prima di qualsiasi autorizzazione normativa, per includere considerazioni etiche, economiche, sociali; la creazione di linee guida Efsa sulla carne coltivata; il lancio di una consultazione pubblica; l’invito a garantire che l’etichettatura della carne coltivata sia limitata per evitare l’uso del termine “carne”.

Per Essere Animali le richieste presenti nel documento si basano su informazioni “fuorvianti, inesatte e in alcuni casi del tutto false”. Il riferimento è ad esempio all’affermazione che la carne coltivata non sarebbe più ecologica di quella convenzionale – dato smentito dall’associazione che fa riferimento invece a una riduzione dell’impatto climatico da parte della carne coltivata, se prodotta con energia rinnovabile.

“Un’altra affermazione a dir poco paradossale presente nella nota – prosegue Essere Animali – è che la carne coltivata non prevederebbe standard di benessere animale più elevati rispetto alla carne convenzionale. La dichiarazione fa riferimento al siero fetale bovino, utilizzato in passato per coltivare le cellule — e nel frattempo superato da formulazioni a base vegetale — e omette il dato che nei macelli europei vengano uccisi 8,4 miliardi di animali ogni anno (escludendo i pesci)”.

Per quanto riguarda il rischio di monopolio da pochi grandi produttori, per l’associazione invece “aziende di ogni forma e dimensione possono decidere di dedicarsi a questa produzione, a patto che i governi finanzino la ricerca open-access, anziché lasciare l’innovazione nelle mani di aziende private”.


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