Perdite e spreco di cibo, oggi la Giornata per metterci un freno
Oggi si celebra la giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e lo spreco di cibo, che vuole ridurre perdite e sprechi alimentari e muovere il mondo verso sistemi alimentari migliori e consumi sostenibili. Il 17% di tutto il cibo che arriva ai consumatori viene sprecato o perso
Il 17% di tutto il cibo che arriva ai consumatori viene sprecato o perso. Lo spreco e la perdita di cibo sono responsabile dell’8% delle emissioni globali di gas serra. Soprattutto, ridurre le perdite e lo spreco di cibo è fondamentale in un mondo in cui il numero di persone colpite dalla fame è ricominciato a crescere e ogni giorno tonnellate di cibo commestibile vengono sprecate o perse.
La pandemia ha inoltre aggravato l’emergenza della fame nel mondo, ormai ben lontana da quella Fame Zero che il mondo si era dato al 2030 fra gli obiettivi di sviluppo sostenibile. E i costi dello spreco alimentare non solo solo economici, ma anche sociali e ambientali.
La Giornata di consapevolezza su perdite e spreco di cibo
Ecco perché si celebra oggi la seconda Giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e lo spreco di cibo, che vuole ridurre perdite e sprechi alimentari e muovere il mondo verso la costruzione di sistemi alimentari migliori e più sostenibili. For the People, for the Planet, come dice lo slogan della Giornata.
Dice l’Unep, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente: «A livello globale, circa il 14% del cibo prodotto si perde tra il raccolto e la vendita al dettaglio, mentre si stima che il 17% della produzione alimentare globale totale vada sprecato (11% nelle famiglie, 5% nella ristorazione e 2% nella vendita al dettaglio)».
La perdita (dal raccolto alla vendita al dettaglio) e lo spreco di cibo (a livello di consumo) minano la sostenibilità dei sistemi alimentari. Quando il cibo viene perso o sprecato, spiega la Fao, tutte le risorse che sono state utilizzate per produrre questo cibo – inclusi acqua, terra, energia, lavoro e capitale – vanno sprecate. Lo smaltimento dei rifiuti alimentari nelle discariche porta a emissioni di gas serra, e contribuisce al cambiamento climatico.
La perdita e lo spreco di cibo hanno un impatto negativo sulla sicurezza alimentare e sulla disponibilità di cibo e contribuisce ad aumentare il costo del cibo.
Food loss & waste isn’t just about perfectly good food not making it to our tables, or the money we waste when it gets thrown out instead of eaten.
The real cost of food goes far beyond what we pay for it.
Stop food loss & waste. For the people. For the planet!#FLWDay pic.twitter.com/JEqWoY5aOz
— FAO (@FAO) September 29, 2021
Dimezzare lo spreco di cibo entro il 2030
C’è ancora molto da fare per arrivare a modelli sostenibili di produzione e consumo. Negli obiettivi di Sviluppo Sostenibile c’è infatti quello (target 12,3) di «dimezzare lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari nella vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo lungo le filiere di produzione e fornitura, comprese le perdite post-raccolto» entro il 2030. Che è fra soli due anni scarsi.
E c’è anche molto da fare per quell’obiettivo di Sviluppo Sostenibile Fame Zero in realtà sempre più lontano. Secondo l’ultimo rapporto Fao sullo Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo (Sofi 2021) nel 2020 fra 720 e 811 milioni di persone hanno sofferto la fame.
Più di 2,3 miliardi di persone, pari al 30% della popolazione mondiale, non hanno avuto accesso in maniera continuativa durante l’anno a risorse alimentari adeguate. È quasi una persona su tre nel mondo. I bambini sono le prime vittime della malnutrizione. E malnutrizione non è solo mancanza di cibo ma anche possibilità di accedere a cibo nutriente e sano. Ben tre miliardi di adulti e bambini non hanno potuto accedere a una dieta alimentare sana, in gran parte per via dei costi eccessivi.
Spreco di cibo e azioni concrete
Stride dunque, in questo contesto, il fatto che lo spreco di cibo sia a volte una sorta di deviante abitudine, almeno nei paesi ricchi e fra i consumatori più ricchi. Significa semplicemente comprare più cibo di quello che serve, far deteriorare frutta e verdura, esagerare con le porzioni o con le offerte promozionali che fanno comprare più di quel che serve – e spesso buttare via, perché si è acquistato troppo.
Come fare dunque per intervenire anche a livello di comportamenti individuali? Qualche accortezza si può seguire.
Adottare una dieta più sana e sostenibile, comprare solo ciò che serve e scegliere anche frutta e verdura “brutte” – perché troppo spesso ci facciamo guidare da criteri estetici e non nutrizionali. Conservare bene il cibo è un altro passaggio fondamentale. In frigo, dunque, spostare in avanti i cibi che scadono prima; conservare il cibo aperto in contenitori ben chiusi. Altra consapevolezza e competenza che i consumatori devono avere è quella di capire l’etichettatura degli alimenti e la loro scadenza. Infine recuperare gli avanzi, che possono essere congelati o usati per nuove pietanze.