Spreco di cibo: le cucine degli italiani diventano (un po’) più virtuose
Nelle cucine degli italiani, nell’anno della pandemia, c’è stato meno spreco di cibo. Nel 2020 sono stati sprecati 27 kg di cibo a testa, circa 3,6 kg in meno rispetto all’anno precedente
L’Italia è lontana dallo spreco zero ma in cucina c’è meno spreco di cibo. Nell’Italia del 2020, nelle cucine della pandemia, lo spreco di cibo è diminuito. I consumatori fanno più attenzione a quello che comprano e sembrano attuare, più di prima, una serie di misure di buon senso. Comprano con più frequenza i prodotti più freschi, organizzano meglio il frigorifero, cercano formati più piccoli. Fanno la lista della spesa.
Lo spreco di cibo nel 2020
Così in occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, che si svolgerà domani, dall’Osservatorio Waste Watcher parlano addirittura di un’Italia che «s’è desta, e promette di risorgere dalle cucine». L’effetto della pandemia è diventato un «nuovo patto degli italiani col cibo».
Nel 2020 sono finiti nella spazzatura 27 kg di cibo a testa, pari a 529 grammi a settimana, 3,6 kg in meno (poco meno del 12%) rispetto all’anno precedente. Lo spreco di cibo si è ridotto di oltre 222 mila tonnellate. Questo significa un risparmio di 6 euro a persona.
«Vale 6 miliardi e 403 milioni lo spreco alimentare domestico nazionale e sfiora i 10 miliardi con le perdite in campo e lo spreco nell’industria e distribuzione», dicono i dati di Waste Watcher International Observatory con Distal Unibo su rilevazioni IPSOS in vista della giornata di domani.
Qualche esempio? Ogni anno si spreca circa 1 kg l’anno di pane. La frutta è il cibo più sprecato: se ne butta via quasi 2 kg l’anno a persona. Ci sono delle differenze da un capo all’altro dell’Italia nello spreco di cibo: è maggiore nei piccoli centri, al Sud, nelle famiglie con figli.
Lo spreco di cibo e l’imballaggio
L’imballaggio può essere utile per limitare lo spreco di cibo, evidenzia un focus fatto con Conai. I consumatori provano ad affidarsi al packaging per sprecare meno.
Nel 2020 hanno cercato sull’imballaggio informazioni sulla scadenza (57,4%) e sulle modalità di conservazione (43%), ma anche sul conferimento in raccolta differenziata (28,6%). E il 70% degli italiani potrebbe pagare di più per un pack che conservi più a lungo un prodotto.
Dice l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero e della Giornata nazionale del 5 febbraio: «La tendenza a una netta diminuzione dello spreco alimentare domestico, che a livello nazionale e globale gioca la parte del leone con un’incidenza del 60/70% sullo spreco di filiera, si conferma saldamente in questo primo scorcio del 2021. Colpisce l’attenzione degli italiani al tema: l’85%, quindi una percentuale quasi plebiscitaria, chiede di rendere obbligatorie per legge le donazioni di cibo ritirato dalla vendita da parte di supermercati e aziende ad associazioni che si occupano di persone bisognose, in seguito all’aumento della povertà generato dalla pandemia Covid-19».
Contro lo spreco di cibo: spesa e buon senso prime armi dei consumatori
Organizzazione della spesa e buon senso sono le prime armi per contenere lo spreco di cibo. Come fanno la spesa i consumatori? Il 69% una o due volte a settimana. Un terzo degli italiani investe qualche euro in più sulla qualità dei prodotti mentre il 60% ha un atteggiamento pragmatico e cerca il miglior rapporto costo/qualità. Pochissimi consumatori, meno del 5%, vanno sistematicamente in cerca del ribasso.
Le tecniche per limitare lo spreco sono più che altro legate a comportamenti di buon senso.
«Il 41% privilegia l’acquisto periodico di prodotti a lunga scadenza e quello frequente di prodotti freschi, il 39% si concentra nell’organizzazione del frigorifero/dispensa, il 37% sceglie di acquistare prodotti in piccolo formato e più di 1 italiano su 3, il 36%, compila sistematicamente una lista della spesa basata sul menu settimanale. L’87% non si formalizza sulla scadenza, e – dietro assaggio – consuma il cibo anche 24 ore dopo il suo teorico deperimento».