Siccità, il 1° marzo prima riunione interministeriale. Agricoltori: a rischio riso, mais e ortaggi (Foto di Peggychoucair da Pixabay)

Si muove anche il Governo sul rischio siccità. Il 1° marzo è infatti prevista una prima riunione interministeriale sull’emergenza siccità a Palazzo Chigi. Il Governo, informa una nota, “intende affrontare quella che potrebbe rivelarsi un’emergenza, tenendo conto della scarsa percentuale di impegno delle risorse idriche effettivamente disponibili e della necessità di abbattere i tempi per opere che riducano la dispersione idrica e permettano la pulizia dei bacini”.

Il tavolo “valuterà le iniziative per varare un piano di interventi a breve scadenza e una programmazione a medio-lungo termine”. All’incontro, presieduto da Giorgia Meloni, parteciperanno i rappresentanti dei ministeri Ambiente, Infrastrutture, Agricoltura, Affari Europei, Coesione e Pnrr e il Dipartimento della Protezione civile.

E proprio ieri il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto, in un question time al Senato, ha detto che la siccità pone con urgenza «il tema degli investimenti necessari ad affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici. In materia di acque, le azioni da implementare dovranno focalizzarsi sulla tutela quantitativa e sull’utilizzo razionale della risorsa idrica. È stato costituito a Palazzo Chigi – ha aggiunto – un Tavolo di lavoro sulle crisi idriche».

 

Siccità, Anbi: a rischio tre milioni e mezzo di italiani. L’acqua del rubinetto non è scontata (Foto di Jody Davis da Pixabay)

 

Agricoltori: a rischio mais, riso, ortaggi e fino al 30% della produzione agricola

Nel frattempo gli agricoltori fanno la conta dei danni attuali e di quelli futuri. È a rischio fino al 30% dei prodotti agricoli, dice la Cia-Agricoltori italiani.

Il settore dell’agricoltura in Italia «già sotto di 6 miliardi di euro per la crisi idrica, è destinato a una nuova estate di grande deficit con crolli produttivi del 10% per gli ortaggi e fino al 30%, in alcune zone, per colture importanti come mais e riso», dice la Cia.

La sigla ricorda che la siccità è ormai strutturale, con il 45% di neve in meno sulle Alpi, rispetto al 2022, e invasi che riescono a trattenere non più dell’11% di acqua, quando servirebbe arrivare almeno al 30%.

«Dal Piemonte all’Emilia-Romagna, con il Po a secco, la crisi idrica potrebbero arrivare a togliere fino a 8 mila ettari di riso, visto l’abbandono già in atto, mentre le semine di mais, strategico per gli allevamenti, sono già scese al minimo storico nazionale di 564 mila ettari, oltre il 30% solo in Veneto, e registrano un calo di 21 milioni di tonnellate a livello Ue. Si tenta un cambio di coltura con la soia o il frumento. Inoltre, il 2023 sarà difficile anche per gli ortaggi in pieno campo dove si conta un 10% in meno di prodotti, legato a siccità, caldo di inizio inverno e freddo improvviso. In particolare, le carote nel Lazio stanno costando care ai produttori, costretti a irrigazione continua, visti i terreni sabbiosi. Per innaffiare i prodotti di stagione, qui si ricorre spesso ai pozzi e tutto si ripercuoterà sulla bolletta energetica».

Per gli agricoltori si prospetta una situazione complicata anche per le nocciole, per la vendemmia – previsto un calo produttivo fra il 10% e il 15% rispetto allo scorso anno – e per l’olivo.


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