Bollette a 28 giorni, Movimento Consumatori: Telecom perde il ricorso in Cassazione
Telecom ha perso il ricorso in Cassazione contro il Movimento Consumatori sulla vicenda delle bollette a 28 giorni. A renderlo noto è l’associazione che chiede alla compagnia di restituire ai clienti oltre 200 milioni di euro
Telecom perde il ricorso in Cassazione contro il Movimento Consumatori sulla questione delle bollette a 28 giorni. La Corte ha infatti confermato le sentenze del tribunale e della Corte d’appello di Milano, coerentemente alla pronuncia della Corte di giustizia del giugno 2023, che hanno accertato l’illegittimità della fatturazione a 28 giorni.
A darne notizia è il Movimento Consumatori che spiega: “La Cassazione ha deciso che il divieto di fatturazione a 28 giorni non è lesivo dei diritti e degli interessi degli operatori di telefonia in quanto non pregiudica la loro autonomia imprenditoriale”.
«Nonostante sia sempre stato chiaro – afferma Alessandro Mostaccio, segretario generale di MC – che la fatturazione a 28 giorni era fin dalla sua prima applicazione illegittima Telecom ha vanamente cercato di difendere i propri introiti illeciti in tutti i gradi di giudizio. La sentenza della Corte è importante, perché afferma che il consumatore medio non può coincidere con la figura dell’homo economicus avveduto, vigile, analitico. In un mercato corretto, gli utenti dovrebbero potersi fidare della lealtà delle aziende con cui stipulano contratti di fornitura, senza doversi trasformare in provetti avvocati. Queste pratiche commerciali scorrette minano profondamente la fiducia dei consumatori e per le aziende telefoniche sarà difficile recuperarla».
Se Telecom non restituirà quanto corrisposto dai consumatori l’associazione valuterà l’avvio di una class action.
La saga delle bollette a 28 giorni
La questione delle bollette a 28 giorni è di vecchia data. Risale a qualche anno fa, quando le compagnie avevano preso a rinnovare le offerte telefoniche non ogni mese ma ogni 28 giorni, e diventa una vera e propria saga. Inizia nel 2017 quando le compagnie telefoniche modificano i tempi di invio delle bollette introducendo una fatturazione non su base mensile ma ogni quattro settimane, con rincaro per gli utenti della telefonia.
A seguire proteste, l’azione dell’Agcom che ha stabilito il criterio della compensazione dei giorni “erosi”, i ricorsi delle compagnie telefoniche al Tar del Lazio, la decisione del Consiglio di Stato sul diritto degli utenti a essere rimborsati e sul criterio automatico delle compensazioni. Ancora: la richiesta delle compagnie ai clienti di presentare ricorso.
A giugno dello scorso anno si è pronunciata anche la Corte di giustizia dell’Unione europea. Per la Corte Ue “non è contraria al diritto dell’Unione la normativa italiana che attribuisce all’Agcom il potere di imporre, da un lato, agli operatori di servizi di telefonia mobile una periodicità di rinnovo delle offerte commerciali e una periodicità di fatturazione non inferiore a quattro settimane, e dall’altro, agli operatori di servizi di telefonia fissa una periodicità di rinnovo di tali offerte e una periodicità di fatturazione mensile o plurimensile”.
Movimento Consumatori: rimborso medio di circa 29 euro
Le sentenze di primo e secondo grado, spiega il Movimento Consumatori, hanno imposto a Telecom di restituire i maggiori corrispettivi per i servizi di telefonia fissa versati dai clienti in applicazione della fatturazione a 28 giorni, disponendo diverse misure informative, in particolare l’invio di una lettera raccomandata ai consumatori che hanno esercitato il diritto di recesso per informarli dell’illegittimità della fatturazione a 28 giorni e dei loro diritti alla restituzione di quanto pagato in eccesso.
«Sulla base dei dati forniti da Telecom nel corso del giudizio d’appello – dicono Paolo Fiorio e Corrado Pinna, legali che hanno assistito l’associazione – i consumatori danneggiati sarebbero 9.380.055, con un rimborso medio individuale di circa 28,9 euro. Il danno complessivo per i consumatori supera quindi i 250 milioni di euro. Nonostante i provvedimenti dell’AGCOM che hanno imposto la restituzione dei giorni erosi, Telecom ha solamente restituito poco meno di 19 milioni di euro, avendo così soddisfatto ad oggi non oltre l’8% dei consumatori danneggiati».
Sono stati oltre 5 milioni i clienti che hanno esercitato il recesso, spiega ancora l’associazione, con “un pregiudizio collettivo di oltre 160 milioni di euro – aggiunge l’associazione – Infatti il 58% dei consumatori coinvolti, subita l’applicazione della fatturazione a 28 giorni, non ha potuto beneficiare del meccanismo della restituzione dei giorni erosi, avendo esercitato il diritto di recesso”. La Corte di Cassazione ha confermato le sentenze del tribunale e della Corte d’Appello, che hanno condannato Telecom a inviare ad ogni consumatore receduto una lettera raccomandata per informarlo del diritto al rimborso.