Orari regolari, alimentazione giusta e niente ansia: come affrontare il rientro sui banchi

Scuola, le richieste di EducAzioni contro la povertà educativa

Scuola, EducAzioni: serve un piano per combattere la povertà educativa

Serve un piano per combattere la povertà educativa. Il ripristino della didattica in presenza per la scuola dell’infanzia. Piccoli gruppi di apprendimento insieme agli alunni con disabilità. Perché “la pandemia sta creando una voragine nella disuguaglianza sociale” e la chiusura delle scuole aggrava la povertà

Serve un piano per combattere la povertà educativa a scuole chiuse. Il ripristino della didattica in presenza per la scuola dell’infanzia. L’organizzazione di piccoli gruppi di apprendimento che comprendano alunni con disabilità o bisogni educativi speciali. Un piano educativo nazionale per l’estate.

E bisogna porre un freno alla discrezionalità lasciata ai presidenti di Regione nelle zone che non sono rosse. È la richiesta che arriva dalla Rete EducAzioni, il network della società civile impegnata sull’educazione, che presenta una serie di punti urgenti per rivedere la chiusura delle scuole e fronteggiare la povertà educativa che pandemia e scuole chiuse stanno causando.

 

la rete educAzioni

 

Aumenta la disuguaglianza sociale

«La pandemia sta creando una voragine nella disuguaglianza sociale del Paese a partire dalle giovani generazioni».

La didattica a distanza non permette di contrastare l’esclusione scolastica. E l’esclusione lede il diritto all’istruzione.

Con la pandemia e la chiusura delle scuole sta aumentando non solo la povertà materiale ma anche la povertà educativa. Questo significa minare il futuro dei giovani e ridurre le loro possibilità di crescita.

La rete ricorda l’indagine Istat sull’integrazione di alunni e alunne con disabilità, cui hanno risposto le scuole nell’anno scolastico 2019/20. Nonostante gli sforzi della scuola e l’avvio della didattica a distanza, l’8% degli studenti è rimasto escluso dalla dad e non ha partecipato alle videolezioni. Questo dato sale al 23% fra gli alunni con disabilità, uno su quattro. Non c’è stato quasi nulla per i piccoli dei nidi e delle scuole dell’infanzia.

Le difficoltà della dad sono fra l’altro confermate da una recente indagine di Parole O_Stili e Istituto Toniolo, condotto con il supporto tecnico di Ipsos: è peggiorata la capacità di seguire le lezioni e la relazione con i professori.

A oggi, dopo un anno di didattica a distanza, oltre il 40% degli studenti ha percepito un peggioramento nelle proprie attività di studio. Il 65% fatica a seguire le lezioni. Il 96% durante la dad ha chattato con i compagni, l’89% è stato sui social media, l’88% ha consumato cibo e il 39% ha addirittura cucinato.

 

 

 

Esclusione scolastica e rischio di abbandono

«Questo grave fenomeno di esclusione scolastica, che si è ripetuto parzialmente anche nel corso dei mesi recenti, lede il diritto all’istruzione – denuncia EducAzioni – e aumenta la probabilità di abbandono scolastico, soprattutto nelle fasce più vulnerabili della popolazione».

Gli obiettivi di sviluppo sostenibili dell’Agenda 2030 arretrano, dalla lotta alla povertà alla salute e all’educazione. Si aggravano povertà materiale e povertà educativa per un numero crescente di bambini. L’interruzione della scuola in presenza e dei servizi educativi è uno dei fattori di questo peggioramento.

«Non basta garantire la presenza per alunne/i con disabilità e con Bisogni Educativi Speciali per dire che si sta facendo tutto il possibile, tra l’altro senza minimamente garantire la dimensione inclusiva. Si può fare e si deve fare di più, e subito».

Le richieste contro la povertà educativa

Cosa fare per contrastare la povertà educativa?

EducAzioni chiede di rivedere prima di tutto le norme previste nei dpcm e di ribadire che anche negli atti e nelle ordinanze regionali la chiusura delle scuole venga ordinata solo nel caso vi sia il parametro di emergenza fissato dal DPCM dei 250 casi su 100.000 abitanti – ponendo fine in questo modo alla discrezionalità dei presidenti di regione, che chiudono anche nelle zone non rosse.

La rete chiede che i dirigenti scolastici assicurano al massimo la dimensione inclusiva della scuola. Questo significa garantire il diritto alla frequenza in presenza di alunne e alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, unitamente agli altri compagni che ne hanno i requisiti, magari in piccoli gruppi. Le famiglie di studenti con disabilità devono essere coinvolte e informate perché troppo spesso sono state lasciate sole.

Riaprire le scuole dell’infanzia

EducAzioni chiede inoltre di garantire i servizi educativi per la prima infanzia in tutto il territorio nazionale.

Chiede di ripristinare la didattica in presenza per la scuola dell’infanzia.

Per la Rete va garantita inoltre la possibilità di organizzare «minigruppi di apprendimento su tutto il territorio nazionale, includendo le/gli alunne/i con disabilità e con bisogni educativi speciali, per garantire l’accesso alla didattica a distanza e la continuità della relazione educativa per studentesse e studenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, dentro gli spazi scolastici e nelle aule diffuse, anche con il coinvolgimento del terzo settore e della società civile, di fatto già coinvolti in molti progetti che stanno collaborando con le scuole in questo momento».

L’altra richiesta è quella di stilare un piano educativo nazionale per l’estate che coinvolta terzo settore, enti pubblici e società civile.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)