No all’indicizzazione tariffaria delle bollette: le richieste dei Consumatori a Tim (Foto Pixabay)

“No all’indicizzazione tariffaria delle bollette”: è quanto chiedono le associazioni dei consumatori Adiconsum, Adoc, Cittadinanzattiva, Federconsumatori e Udicon a fronte delle modifiche contrattuali di Tim comunicate il 20 luglio. I Consumatori ribadiscono il loro “No” all’indicizzazione tariffaria, che adeguerebbe i prezzi dei servizi di telefonia all’inflazione.

La rimodulazione delle tariffe

Secondo quanto scrive ComparaSemplice, “Il gruppo TIM ha pubblicato nella giornata del 21 luglio un comunicato ufficiale che annuncia l’arrivo di nuove rimodulazioni: a partire dal 1° settembre, infatti, alcune offerte di linea fissa subiranno degli aumenti, da un minimo di 2,1€ ad un massimo di ben 4,4€ al mese, in base al piano coinvolto”.

Aumenti a cadenza annuale, spiega ancora il sito, ci saranno anche per il canone mensile delle offerte soggette a rimodulazione, secondo l’indice dell’inflazione. “La prima variazione dovrà essere effettuata a partire dal 1° aprile 2024 e prenderà in considerazione l’indice di quest’anno, aumentato di un coefficiente di maggiorazione (3,5%)”.

 

Contratti di telefonia aggiornati all’inflazione, le proposte Agcom (Foto di StockSnap da Pixabay)

 

I Consumatori: funziona solo al rialzo

Spiegano le associazioni dei Consumatori: “Le modifiche prevedono l’indicizzazione all’inflazione dei prezzi dei servizi di telefonia, con un meccanismo che adotta un mark-up fisso del 3,5% e funziona solo al rialzo, ignorando gli indici negativi. Secondo il meccanismo comunicato dall’azienda, se l’inflazione continuerà a salire, come in questo periodo, i prezzi delle bollette saliranno di pari passo oltre il coefficiente del 3,5%. Al contrario, se l’inflazione scenderà, i prezzi delle bollette non scenderanno. Inoltre, non viene richiesto un consenso esplicito da parte del consumatore. L’unica possibilità per i clienti coinvolti di sottrarsi alla modifica è recedere entro il 30 settembre prossimo”.

Secondo le associazioni dei consumatori, queste modifiche “si profilano in potenziale contrasto con le riflessioni esposte dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) e nella Delibera 89/23/CONS”. Nella delibera, spiegano, “si profila la necessità di evitare indicizzazioni al solo rialzo o maggiorate di un mark-up fisso, oltre che prevedere un consenso esplicito da parte del consumatore e la possibilità per gli utenti di cambiare offerta in caso di aumenti oltre una ragionevole soglia. Tuttavia, le recenti iniziative di TIM sembrano andare in direzione opposta, generando preoccupazioni riguardo a potenziali futuri contenziosi e asimmetrie di tutela tra i contratti”.

«La condotta di TIM ci preoccupa profondamente e ci appare contraria agli sforzi delle Istituzioni e delle Autorità per regolamentare la materia, frenare l’inflazione e tutelare i diritti dei consumatori – dichiarano in una nota congiunta le Associazioni Adiconsum, Adoc, Cittadinanzattiva, Federconsumatori, Udicon – Facciamo appello ad AGCOM, AGCM, MIMIT e TIM stessa affinché questa operazione sia annullata o sospesa urgentemente. Ci auguriamo una risposta celere e che si stabilisca un nuovo clima di collaborazione istituzionale, che metta al primo posto un principio cardine: il conto non deve essere sostenuto dai soli consumatori tartassati, è giusto che i loro diritti siano sempre rispettati e continuamente rafforzati».


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