Airbag Citroën, Udicon avvia class action per tutelare i consumatori (Foto Pixabay)

Ristabilire il diritto alla sicurezza e alla giustizia per i consumatori, che con il caso degli airbag Tataka montati sulle automobili si ritrovano in una situazione di pericolo nonché, spesso, ancora senza auto sostitutiva a disposizione. È l’obiettivo dell’azione di classe avviata da Udicon (Unione per la difesa dei consumatori) nei confronti di Groupe PSA.

La questione, che ormai si trascina da mesi ma che affonda le radici nel passato, riguarda gli airbag difettosi Takata installati sui veicoli Citroën C3 e DS3, prodotti tra il 2009 e il 2019. C’è stata una campagna di richiamo ma molti automobilisti attendono ancora le riparazioni.

Un provvedimento inibitorio del Tribunale di Torino ha condannato Psa Italia a fornire un’auto sostitutiva agli automobilisti coinvolti nella campagna di richiamo degli airbag difettosi e a completare con urgenza la loro sostituzione. Il gruppo dovrà completare entro il 31 gennaio 2025 le operazioni di sostituzione del kit-airbag sulle ore 127 mila vetture che hanno già eseguito il check-in e mettere l’autovettura sostitutiva, o il voucher per il servizio di car-sharing, a disposizione del cliente entro 7 giorni dalla sua richiesta.

Udicon: ristabilire il diritto alla sicurezza

Dopo questo provvedimento, Udicon annuncia una class action nei confronti Groupe PSA (poi fuso con FCA in Stellantis) per tutelare i consumatori coinvolti nella questione degli airbag. L’azione collettiva, spiega l’associazione, punta a risarcire i consumatori per i danni materiali e immateriali subiti, esposti in particolare a un rischio grave e ingiustificato per la loro sicurezza.

«Dopo il successo in tribunale che ha portato a un provvedimento per la sostituzione degli airbag difettosi entro gennaio 2025, abbiamo ritenuto doveroso fare un ulteriore passo per proteggere tutti i consumatori coinvolti – ha detto Martina Donini, presidente nazionale Udicon – Gli airbag Takata hanno creato problemi noti dal 2008 e la mancata applicazione di uno stop immediato ai veicoli ha esposto i consumatori a un rischio enorme per la loro incolumità. Il dispositivo difettoso, infatti, sarebbe potuto esplodere, causando lesioni gravi o nel peggiore dei casi portare alla morte. La campagna di richiamo e lo stop ai veicoli sono arrivati con estremo ritardo, diversi anni dopo che il problema è emerso a livello internazionale. Tutto ciò è chiaramente documentato»

Spiega ancora Donini: «Il documento presentato dall’Avvocato Sorrentino parla chiaro: l’inidoneità degli airbag Takata era conosciuta già dal 2008. Groupe PSA ha continuato a installare questi airbag fino al 2019, pur essendo consapevole dei rischi, anteponendo logiche di risparmio sui costi alla sicurezza dei consumatori. L’azione inibitoria già ottenuta e questa nuova class action puntano finalmente a ristabilire il diritto alla sicurezza e alla giustizia per tutti i consumatori, ed è importante sottolinearlo».


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