Covid-19, in vigore il divieto di spostarsi dal comune in cui ci si trova
Nuova stretta sugli spostamenti: è fatto divieto alle persone di spostarsi con mezzi pubblici o privati in un comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per esigenze lavorative, di assoluta urgenza o per motivi di salute
Divieto di spostarsi al di fuori dal comune in cui ci si trova, se non per motivi di lavoro, di salute o di assoluta urgenza. È la nuova stretta decisa da un’ordinanza del Ministero della Salute e del Ministero dell’Interno, recepita nel nuovo decreto firmato ieri dal Presidente del Consiglio, per limitare la diffusione del virus Covid-19.
L’Italia continua a stringere sull’isolamento sociale e vara nuova disposizioni che limitano ancora di più la possibilità degli spostamenti e fermano molte attività produttive che finora erano rimaste attive.
Divieto di spostarsi in un comune diverso salvo per lavoro, urgenza e salute
«Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19 è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati in un comune diverso da quello in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute».
É quanto ha stabilito l’ordinanza adottata congiuntamente dal ministro della Salute e dal ministro dell’Interno, recepita dal nuovo decreto di Palazzo Chigi, che rimarrà efficace fino al termine deciso dal decreto stesso – per ora il 3 aprile 2020.
Le attività produttive aperte e quelle chiuse
L’ordinanza è stata recepita nel nuovo decreto di Palazzo Chigi, annunciato dal presidente del Consiglio sabato notte ma firmato solo ieri, anche a seguito – raccontano le cronache – delle pressioni di Confindustria e delle richieste delle aziende, che hanno fatto tardare la pubblicazione della lista delle attività consentite. Aveva detto Conte durante la diretta Facebook:
«Continueranno a rimanere aperti tutti i supermercati, tutti i negozi di generi alimentari e di prima necessità. Quindi, fate attenzione, non abbiamo previsto nessuna restrizione sui giorni di apertura dei supermercati. Invito tutti a mantenere la massima calma, non c’è ragione di fare una corsa agli acquisti, non c’è ragione di creare code che in questo momento non si giustificano affatto. Continueranno a rimanere aperte anche farmacie, parafarmacie, continueranno a venire assicurati i servizi bancari, postali, assicurativi, finanziari. Assicureremo tutti i servizi pubblici essenziali, ad esempio i trasporti».
Il decreto firmato ieri recepisce quando stabilito dall’ordinanza del Ministero della Salute e dell’Interno sul divieto di spostamenti in un comune diverso da quello in cui si risiede. Di conseguenza sono soppresse le previsioni del decreto precedente, quello dell’8 marzo, nel quale si prevedeva la possibilità di ritornare a casa. Le parole “E’ consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza” sono soppresse. E questo probabilmente farà cambiare anche il modello di autocertificazione degli spostamenti finora disponibile.
Il decreto stabilisce poi che «sono sospese tutte le attività produttive industriali e commerciali, ad eccezione di quelle indicate nell’allegato 1 e salvo quanto di seguito disposto». Le attività produttive che sarebbero sospese possono comunque proseguire se organizzate in modalità a distanza o lavoro agile.
QUI l’elenco delle attività che rimangono aperte.
UNC: gli acquisti alimentari sono urgenza?
Non tutti gli aspetti dei provvedimenti sono ancora chiari. Chiede ad esempio l’Unione Nazionale Consumatori: gli acquisti alimentari sono assoluta urgenza? Si possono fare in un comune diverso? Il problema sono soprattutto quei piccoli comuni in cui bisogna spostarsi per fare acquisti o per trovare le tipologie di negozi che servono. Per l’associazione si deve poter uscire dal proprio comune per gli acquisti alimentari.
«I ministeri chiariscano subito cosa si intende per assoluta urgenza e se questa generica definizione include o meno gli acquisti alimentari», afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando la nuova ordinanza che vieta a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi “in un comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute”.
«Sarebbe, infatti, un gravissimo errore vietare lo spostamento fuori dal proprio comune per gli acquisti alimentari – aggiunge Dona – Sarebbe un problema serio per chi abita nei piccolissimi comuni che spesso non hanno nemmeno tutte le tipologie di esercizi utili per i generi di prima necessità, dal fruttivendolo al panettiere, dal macellaio al droghiere».
Dove fare la spesa
Bisogna allora fare affidamento sulle FAQ disposte dal Governo, che a oggi parlano di fare la spesa il più vicino possibile.
È obbligatorio fare la spesa nel proprio comune di residenza o è possibile farla anche nel Comune limitrofo?
No, ma si deve fare la spesa nel posto più vicino possibile a casa o, per chi non lavora a casa, al luogo di lavoro. Infatti, gli spostamenti devono essere limitati allo stretto necessario sia tra Comuni limitrofi che all’interno dello stesso Comune. In ogni caso, si deve sempre rispettare rigorosamente la distanza tra le persone negli spostamenti, così come all’entrata, all’uscita e all’interno dei punti vendita. Per questa ragione la spesa è fatta di regola nel proprio Comune, dal momento che questo dovrebbe garantire la riduzione degli spostamenti al minimo indispensabile. Qualora ciò non sia possibile (ad esempio perché il Comune non ha punti vendita), o sia necessario acquistare con urgenza un bene non reperibile nel Comune di residenza o domicilio, o, ancora, il punto vendita più vicino a casa propria si trovi effettivamente nel Comune limitrofo, lo spostamento è consentito solo entro tali stretti limiti, che dovranno essere autocertificati.
L’ultimo decreto del 22 marzo sugli spostamenti intercomunali mi sembra lacunoso per chi ha cari anziani residenti in altri comuni. Ad esempio io ho mia madre di 81 anni che risiede in un altro comune. E’ evidente che, anche se non ha certificazioni particolari di non autosufficienza, vi è la necessità di fornirle supporto almeno una volta la settimana per le varie incombenze domestiche oltre che per evidenti motivi psicologici. Ovviamente con tutte le precauzioni del caso. Come si può muovere una colf tra diversi comuni, così potrebbe anche muoversi un famigliare (io mi fido più di me che di un’estraneo). Inoltre se l’assistenza ai propri anziani soli è possibile nel caso risiedano nello stesso comune, questo dovrebbe essere possibile anche se risiedono in un comune diverso.
Saluti,
Sebastiano
Ho lo stesso quesito. L’anziano in questione ha 93 anni e necessita di assistenza. La sua residenza è nel comune di Anguillara, la mia in quello di Roma. È mai possibile che non ci sia chiarezza su questo punto?
Per favore rispondeteci su come si debba procedere in questi casi e se l’assistenza in questo senso rientri nelle necessità di estrema urgenza.
Mi associo con Priscilla e Ugo, dove abito paese di 3200 abitanti a 20 minuti di auto da capoluogo ( ma servizi pochi ) , benzinaio nel comune limitrofo cosi come i due supermercati COOP e CONAD, mentre all’inizio del paese vi è un MD poco fornito, medici di base sono tutti nel paese limitrofo dopo che ultimo del paese andato in pensione… . Negozi di paese costosi e poco riforniti.
Devo andare ora a fare spesa e benzina poichè a secco, mi sono fatta foto serbatoio in riserva, sono a casa dal 06.03.2020 per evitare ai miei che abitano nel mio stesso paese ma lato opposto di fare spesa o uscire visto età di 83 89 anni.
Su nuova autocertificazione ho segnato dove vado a fare spesa nome punto vendita ( paese limitrofo a sinistra del paese) e dove vado a fare benzina che è paese limitrofo a destra del ns. paese.. ( ma dubbio è cosa fleggare … comune è diverso dal nostro, ma spesa dicono di indicarla come situazione di necessità … (che però dice all’interno dello stesso paese)
Durante un controllo la Polizia ha intimato alla mia compagna di fare la spesa al discount del paese e non nell’ipermercato dove siamo soliti andare e dove, come è ovvio, abbiamo sconti e promozioni. Non è servito spiegare che il discount è piccolo, non riesce a sopperire a tutta la cittadina, non ha tutti i generi che cerchiamo e che le corsie non permettono il rispetto della distanza di sicurezza. Per una differenza di 600 metri hanno minacciato una multa di 400€. Vorrei sapere cosa ho fatto di male per essere agli arresti domiciliare e mangiare pane di segale e prosciutto cotto in busta.
Il DPCM sul confino comunale antiCOVID introduce una odiosa discriminazione anticostituzionale ai danni dei cittadini che abitano in Comuni piccoli e piccolissimi, nei quali, come nel mio, manca un normale supermercato, ma magari vi è solo una bottega carissima, un macellaio carissimo e un forno poco fornito. Basterebbe modificare il DPCM permettendo a chi abita in un Comune fino a 5mila abitanti di fare la spesa nei Comuni limitrofi. Ma a Roma odiano i piccoli Comuni e i loro abitanti. Basti pensare alla legge Delrio 56 del 2014 che nega ai cittadini dei Comuni extracapoluogo di eleggere il sindaco metropolitano. E’ forse un portato dell’ideologia marxista, di sospetto e persecuzione nei confronti delle campagne in nome della modernità e della superiorità delle città. E nessuna Corte Costituzionale, nessun Presidente della Repubblica fino ad oggi hanno tutelato il principio di uguaglianza nei confronti di questi abitanti extrametropolitani.
Mi associo alla richiesta di cui sopra. Abbiamo anche noi in famiglia lo stesso problema: anziano di 93 anni residente nel comune di Anguillara e noi residenti a Roma. Come dobbiamo procedere? E’ mai possibile che non sia chiara la normativa in questo senso? L’assistenza dei familiari anziani rientra o no nelle necessità di grave urgenza? E una volta giunti nel comune attiguo è possibile rientrare in questo caso nel comune di residenza?
Per favore chiarite questo punto. Non possiamo lasciare una categoria così fragile sola.
Mia moglie deve acquistare dei beni materiali utili alla sua condizione di gravidanza, materiale utile durante il periodo di degenza in ospedale, che non è possibile reperire nel nostro comune di residenza. Si può fare una autocertificazione per tale esigenza?
Concordo con gli altri , ho una madre di 92 anni non autosufficiente ed ero alla ricerca di pannoloni che non sono reperibili dappertutto, ho cercato di fare ordine on line ma impossibile, abito in periferia, e Ldl vicino non li tratta, avendo preso un appuntamento in un officina meccanica nel comune limitrofo, ne ho approfittato andando al supermercato adiacente, fermata dai figli e multata non hanno voluto sentire ragioni! Secondo loro andando verso il centro ne avrei trovati moltissimi di supermercati, ora mi chiedo: se lo scopo è di evitare contatti , il meno possibile , è più razionale un supermercato a pochi km, ma sconfinando, o molti più km, restando nel comune? Con la conseguenza che in questo ultimo caso, c’è sempre la ricerca da fare…trovare quello giusto! È possibile fare ricorso? E in che termini? Grazie mille
ho un orto a 2km da casa nello stesso cumune di residenza . non incontro nessuno e sono solo anche nell’orto. NON mi spiego perche non autorizzano gli hobbisti a coltivare gli appezzamenti di terra che oltretutto producono derrate a costo zero e non si deve fare code ai supermercati per gli acquisti.
durante il tragitto casa-supermercato posso fermarmi la bordo strada per chiedere informazioni ad un mio conoscente che sta lavorando in una piazzola lì adiacente?
salve ho una domanda, dal 8 marzo sono rinchiusa a casa in un comune dove non ho ne residenza ne domicilio posso tornare nella mia abitazione?
Io devo prendere un pc in comodato d’uso dal mio liceo che si trova in un’altra città a circa mezz’ora di distanza e non so se posso andarci
Specifico che mi serve per la didattica online
Alessia di dove sei?
Io ho lo stesso problema. Mi sposto dal mio domicilio per assistere mia madre che è quasi ottantenne con difficoltà a camminare e poca autonomia per via della schiena.Non ho mai la certezza di poter rientrare al mio domicilio dopo l’assistenza e mi sembra sempre di essere un ladro. Ma in effetti le cose non sono chiare. La legge dice da un comune all’altro posso fare assistenza a un anziano poi però è stata tolta la voce di rientro al domicilio. Detto questo a mia madre hanno telefonato i volontari per la spesa e ben due volte ma in due mesi ,,,,,, bisogna fargli i piedi, il bagno, i capelli, passare olio per la pelle secca … insomma questo non posso e non voglio lo faccia un volontario !!!!! Ma la legge non è chiara per niente e dipende sempre chi becchi per la strada. Cosi mi hanno detto tutti!!!
Salve, lavoro in una regione diversa da quella di residenza, dovendo rientrare al lavoro è possibile spostarsi nei giorni lavorativi da regione a regione per motivi lavorativi?