
Legambiente: Zone Umide alleate nel contrasto alla crisi climatica. Oggi la Giornata mondiale (Foto: Stagno sardo, fonte Legambiente)
Legambiente: Zone Umide alleate nel contrasto alla crisi climatica. Oggi la Giornata mondiale
In occasione della Giornata Mondiale delle Zone Umide, Legambiente presenta il report “Ecosistemi acquatici”, che racconta 12 buone pratiche italiane e 10 proposte per tutelare e valorizzare al meglio questi scrigni di biodiversità
Oggi ricorre la Giornata mondiale delle Zone Umide, con lo slogan “It’s time for wetlands restoration” (“È tempo di recuperare le zone umide”). Legambiente ha colto l’occasione per presentare il report “Ecosistemi acquatici”, che racconta 12 buone pratiche italiane e 10 proposte per tutelare e valorizzare al meglio questi scrigni di biodiversità, importanti alleati nel contrasto alla crisi climatica, ma anche elementi di richiamo per un turismo sostenibile.
Tra i temi al centro del report di quest’anno i Contratti di Fiume, strumento di programmazione e gestione strategica delle risorse fluviali, frutto di una sinergica collaborazione tra istituzioni e cittadini. L’associazione, insieme ai suoi circoli, propone inoltre una cinquantina di appuntamenti aperti alla cittadinanza alla scoperta delle zone umide in tutta Italia.
Cosa sono le zone umide e perché sono importanti
Le zone umide, ricorda il report di Legambiente, sono i pozzi di assorbimento di carbonio più efficaci della Terra: assorbono le piogge in eccesso, arginando il rischio inondazioni, rallentando l’insorgere della siccità e riducendo al minimo la penuria d’acqua. Basti pensare che solo le torbiere, che coprono circa il 3% del territorio del nostro pianeta, immagazzinano circa il 30% di tutto il carbonio: il doppio di tutte le foreste del mondo.
In Italia le zone umide d’importanza internazionale riconosciute e inserite nell’elenco della Convenzione di Ramsar sono 57, distribuite in 15 Regioni, per un totale di 73.982 ettari; sono 9, invece, quelle in fase di istituzione: complessivamente si contano 66 zone umide sul territorio nazionale.
“Crisi climatica, perdita di habitat e inquinamento mettono in serio pericolo la biodiversità. Valorizzare le conoscenze scientifiche e sottolineare le problematiche gestionali delle zone umide è il nostro obiettivo, raggiungibile coinvolgendo cittadini e istituzioni nella tutela di ecosistemi fragili e fondamentali per la nostra vita– spiega Antonio Nicoletti, responsabile Aree Protette e Biodiversità di Legambiente –. La Giornata delle Zone Umide è anche l’occasione, per Legambiente, per rafforzare la campagna “30% di territorio protetto entro il 2030“, dato che molte aree protette da istituire sono ecosistemi fluviali o zone umide”.

Al fine di salvaguardare e valorizzare gli ecosistemi acquatici e, in coerenza con gli obiettivi al 2030 della Strategia Europea sulla Biodiversità, Legambiente propone un pacchetto con 10 proposte: aumentarne la tutela per raggiungere il 30% di territorio nazionale protetto; rafforzare la tutela della biodiversità e la sinergia normativa per garantire la gestione integrata delle risorse idriche; migliorare l’integrazione e la gestione unitaria delle aree naturali; tutelare il capitale naturale e rafforzare i servizi ecosistemici; ridurre l’inquinamento degli ecosistemi acquatici; combattere le specie aliene invasive dei sistemi acquatici; ripristinare gli ecosistemi acquatici degradati; migliorare la pianificazione integrata degli ecosistemi acquatici; contrastare le illegalità ambientali negli ecosistemi acquatici, frenando il bracconaggio e favorendo la pesca sostenibile; sostenere la bioeconomia circolare degli ecosistemi, migliorando la fruizione turistica, la crescita di green economy, imprese giovanili e green jobs.
Alcune buone pratiche sul territorio
Tra le best practices di valorizzazione, tutela e gestione degli ecosistemi acquatici raccontate nel report, troviamo l’inaugurazione del laghetto delle libellule al MUSE di Trento, dove è stato ricreato un ambiente naturale simile a quello che 150 anni fa si sarebbe potuto osservare lungo le golene del Fiume Adige: un’oasi di biodiversità urbana con circa 4mila piante di oltre 80 specie, laboratorio per lo studio, la conservazione naturalistica e la citizen science.
Ancora, l’acquisto del Pantano Longarini in Sicilia da parte della Fondazione Pro Biodiversità (la tedesca Stiftung Pro Artenvielfalt) dove sarà realizzata una delle più importanti zone umide del Mediterraneo, tra le province di Ragusa e Siracusa: un progetto per sostenere anche il turismo sostenibile e la produzione agricola biologica e di qualità.
Il Polo di eccellenza per le zone umide del Canale Emiliano Romagnolo, Acqua Campus Natura, nuova area di tutela sperimentale delle zone umide nel Parco Regionale del Delta del Po, per la salvaguardia ambientale del sito, dei suoi corridoi ecologici e della biodiversità. Nel Parco delle Groane, in Lombardia, l’attivazione di un percorso per il contenimento delle testuggini esotiche abbandonate che mettono a rischio le popolazioni autoctone di pesci e anfibi.
“L’acqua che serve alla Puglia”, intesa tra Acquedotto pugliese e Legambiente per la realizzazione di iniziative scientifiche e culturali e campagne di volontariato volte a formare e sensibilizzare sull’importanza di un uso corretto e consapevole delle risorse idriche e naturali, in una Regione priva di grandi bacini idrici.
Ancora, le risorse destinate a Santa Fiora e Arcidosso (GR) e Rio Villese (LU) alle associazioni di pescatori per i corsi alle guardie volontarie sulla salvaguardia degli ecosistemi acquatici e della fauna ittica delle acque interne. E “Water for Future”, concorso sui cambiamenti climatici destinato alle scuole della Riserva MAB Ticino Val Grande Verbano, che prevede la realizzazione di fotoreportage per documentare gli effetti del climate change sul territorio e una visita didattica per i vincitori presso il Joint Research Centre della Commissione Europea.

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