Fact-checking su WhatsApp, Facebook lancia Facta
Facebook lancia un progetto di fact-checking su WhatsApp. Si chiama Facta e si avvale dei fact-checkers di Pagella Politica. Si possono inviare segnalazioni per sottoporre i contenuti che si trovano in chat a controllo di veridicità
Fact-checking su WhatsApp, arriva uno strumento in più per verificare le notizie che circolano in chat. Facebook ha infatti avviato un progetto basato sulla sperimentazione di un nuovo servizio di fact-checking su WhatsApp relativo a notizie e informazioni riguardanti il nuovo coronavirus. Si avvale della collaborazione di un fact-checker indipendente, Pagella Politica, che lavorerà attraverso un sito internet e un profilo WhatsApp dedicato, chiamato Facta.
Il progetto di Facebook contro la disinformazione
Il progetto di Facebook rientra nelle iniziative di auto-regolamentazione delle piattaforme online volte a contrastare la disinformazione sulle tematiche Covid-19, attivo con l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Come spiega l’Agcom, il progetto che è stato presentato al tavolo “Piattaforme digitali e Big Data” si basa su un autonomo accordo fra Facebook e un fact-checker indipendente, già partner del Facebook Third-Party Fact-Checking Program e membro dell’International Fact Checking Network di Poynter.
Il fact-checker scelto da Facebook è Pagella Politica, nata nel 2013 con l’obiettivo di monitorare le dichiarazioni dei politici italiani per valutarne la veridicità. Ma la disinformazione non viene solo dalla politica, come è emerso nel tempo e come è evidente ora a pandemia in corso.
Fact-checking su WhatsApp, Facta: ecco di cosa si tratta
Il progetto di fact-checking su WhatsApp si chiama Facta. C’è un sito internet, Facta News. E ci sono un profilo WhatsApp e di una numerazione dedicata (+393456022504) che si può salvare sul proprio smartphone.
Pagella politica/Facta riceverà le segnalazioni da parte di quegli utenti della piattaforma che vorranno sottoporre contenuti alla verifica di autenticità, assumendosi la responsabilità sulla valutazione del contenuto e sui criteri adottati a tal fine.
Come funziona? In sostanza, spiega l’Agcom, «un utente che riceve un’informazione o un contenuto dedicato alla tematica Covid-19 potrà inoltrarlo per una verifica al numero WhatsApp dedicato: il fact checker invierà una notifica all’utente che ha trasmesso la richiesta e, in caso si tratti di una notizia falsa, pubblicherà il risultato dell’analisi sul sito web. Facta, inoltre, aggiornerà costantemente la piattaforma WhatsApp sulle informazioni verificate sul Covid-19 e, agli utenti che lo richiederanno, invierà un messaggio sul resoconto giornaliero delle analisi effettuate e pubblicate sul sito».
Facta: “Scegli a chi non credere”
Facta è dunque un progetto che si occupa di bufale, disinformazione e notizie false. Il sito è online dal 25 marzo 2020.
«Il nostro slogan, “Scegli a chi non credere”, sintetizza il nostro obiettivo: segnalare ai lettori quali notizie, tra quelle che circolano sui media o sui social network, sono false, decontestualizzate o imprecise».
Nel sito c’è una sezione Antibufale con le notizie false, quelle vere, quelle satiriche, decontestualizzate o vecchie, e le immagini modificate.
Qualche esempio? Spicca come notizia falsa l’affermazione che girava su WhatsApp e chiedeva dove stava Emergency. I volontari di Emergency, al contrario di quanto circolava in chat, sono a Bergamo, a Milano e a Brescia. Sul posto, a fronteggiare l’epidemia.
Altra notizia falsa: non ci sono elicotteri per la “disinfestazione notturna” delle città contro il coronavirus. E ancora no, non bisogna lavare le zampe dei cani con la candeggina. Qualche notizia si rivela vera: sì, Giuseppe Conte si è davvero commosso parlando del Covid-19 qualche giorno fa in tv.
Agcom: possibile best practice
La sperimentazione è accolta con favore dall’Agcom, che valuterà se il progetto risulta funzionale nel contrastare le fake news.
«L’Autorità, nell’esprimere apprezzamento per la sperimentazione annunciata, in ragione della circostanza che servizi di messaggistica quali WhatsApp sono stati recentemente veicoli di disinformazione sul tema coronavirus, si riserva il monitoraggio dell’attività per gli aspetti di propria competenza, ivi inclusi quelli relativi all’utilizzo dei dati e all’efficacia della misura nel contrastare la disinformazione».
Secondo l’Agcom il progetto pilota, compatibilmente col Regolamento sulla privacy (GDPR), «potrebbe rappresentare una best practice in quanto l’iniziativa sull’approfondimento della veridicità di una notizia o di un contenuto, avviene in modalità volontaria e rispettosa delle garanzie di libertà di accesso alle informazioni e ai contenuti da parte degli utenti».