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Green pass e viaggi all'estero, come orientarsi?

L’obiettivo del certificato Covid-19 Ue è quello di facilitare la libera circolazione in Europa senza fare discriminazioni fra i cittadini. E per non fare discriminazioni fra chi è vaccinato e chi non lo è ancora, oppure fra le persone che non possono permettersi economicamente di fare continui test e tamponi, servono test «universali, accessibili, tempestivi e gratuiti in tutta l’Ue».

È la richiesta del Parlamento europeo che ha adottato la sua posizione negoziale sulla proposta di un certificato per riaffermare il diritto alla libera circolazione in Europa durante la pandemia. Si tratta del certificato verde digitale proposto dalla Commissione europea. Il Parlamento lo chiama certificato Covid-19 Ue.

Questo nuovo certificato dovrebbe avere una validità di 12 mesi e non di più.

Il certificato Covid-19 Ue e la libera circolazione

Ha detto Juan Fernando López Aguilar (S&D, ES), presidente della commissione per le libertà civili (LIBE): «Abbiamo bisogno di mettere in atto il certificato Covid-19 Ue per ristabilire la fiducia delle persone nell’area Schengen, mentre continuiamo a combattere la pandemia. Gli stati membri devono coordinare la loro risposta in modo sicuro e garantire la libera circolazione dei cittadini all’interno dell’UE. I vaccini e i test devono essere accessibili e gratuiti per tutti i cittadini. Gli stati membri non devono introdurre ulteriori restrizioni una volta che il certificato è in vigore».

Il Parlamento e il Consiglio europeo sono ora pronti a iniziare i negoziati.

L’obiettivo è di arrivare a un accordo prima dell’estate, per dare dunque uno slancio alla stagione turistica estiva e garantire una certa libertà di movimento all’interno dei confini europei. Due le proposte legislative votate dal Parlamento, una sui cittadini europei e una sui cittadini di paesi terzi.

 

 

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I punti del certificato Covid-19 Ue

Gli altri punti sottolineati dal Parlamento è che il certificato Covid-19 Ue non è un documento di viaggio. E che i paesi europei non devono imporre quarantene o test ai titolari del certificato.

Il certificato dovrebbe essere disponibile in formato digitale o cartaceo. Il documento deve attestare se una persona è stata vaccinata contro il coronavirus o, in alternativa, se ha effettuato un recente test con risultato negativo o se è guarita dall’infezione. Tuttavia, dicono i deputati del Parlamento europeo, i certificati Covid-19 Ue non serviranno come documento di viaggio, né diventeranno una precondizione per esercitare il diritto alla libera circolazione.

“Test accessibili, tempestivi e gratuiti”

Per il Parlamento europeo non ci devono essere restrizioni di viaggio aggiuntive e i test Covid dovrebbero essere gratuiti. I titolari di un certificato Covid-19 Ue, dicono i deputati, non dovrebbero essere soggetti a ulteriori restrizioni di viaggio, come la quarantena, l’autoisolamento o i test.

Per evitare discriminazioni contro coloro che non sono vaccinati o non posso permettersi economicamente il test, i paesi Ue dovrebbero «garantire test universali, accessibili, tempestivi e gratuiti».

Il Parlamento vuole inoltre che il certificato Ue sia armonizzato a qualsiasi iniziativa istituita dagli Stati, quindi sia compatibile con le iniziative nazionali.

«I Paesi UE – aggiungono i deputati – devono accettare i certificati rilasciati in altri stati membri per le persone vaccinate con un vaccino autorizzato in UE dall’Agenzia europea del farmaco (EMA) (attualmente Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Janssen). Spetterà agli stati membri decidere se accettare anche i certificati di vaccinazione rilasciati in altri stati membri per i vaccini elencati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per uso di emergenza».

L’orientamento è quello di riconoscere i vaccini approvati dall’Ema ma i singoli stati potrebbero riconoscerne altri, come quello russo o cinese.

La tutela dei dati personali

Il certificato richiede anche di tutelare i dati personali.

Il Parlamento europeo prevede che «i certificati siano soggetti a un controllo continuo per evitare frodi e falsificazioni, così come si debba verificata l’autenticità dei sigilli elettronici inclusi nel documento. I dati personali ottenuti dai certificati non dovrebbero essere conservati dagli stati membri di destinazione né si dovrebbe costituire una banca dati centrale a livello UE. La lista delle entità che tratteranno e riceveranno i dati dovrà essere resa pubblica in modo tutti possano esercitare i loro diritti di protezione dei dati secondo il regolamento UE sulla protezione dei dati».


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