L’effetto dell’aumento dell’Iva dal 20 al 21%, in atto dal 17 settembre, non si è fatto attendere: l’Istat rileva un’accelerazione dell’inflazione che ad ottobre è giunta al 3,4% (nel quarto trimestre del 2010 era dell’1,8%). Ad ottobre, quindi, il tasso di inflazione medio annuo acquisito per il 2011 è pari al 2,7%; il mese è stato caratterizzato da una crescita dei prezzi al consumo per quasi tutte le tipologie di beni e servizi.
Oltre all’Iva le cause di questo aumento sono riconducibili ai rialzi delle quotazioni internazionali dei prodotti energetici e delle materie prime industriali ed alimentari. Nei primi nove mesi dell’anno, i valori medi unitari dei beni energetici importati sono aumentati mediamente del 26,2%. Ad ottobre, i prezzi dei prodotti a Iva ordinaria (il 47,8% del paniere Istat) sono aumentati dell’1% rispetto al mese precedente, mentre i prezzi degli altri prodotti hanno fatto registrare una crescita dello 0,1%.
Il Codacons denuncia una speculazione sui prezzi nonostante il calo della domanda. Alcuni commercianti hanno arrotondato il prezzo, superando quindi l’aumento stabilito per legge, mentre molte grandi catene hanno deciso di sterilizzare l’aumento dell’Iva fino alla fine dell’anno, quando ci sarà un’ulteriore crescita dell’inflazione. “Ecco perché se il Governo Monti decidesse ai aumentare nuovamente l’Iva significherebbe dare il colpo di grazia ad un terzo delle famiglie italiane” scrive l’Associazione in una nota calcolando una stangata di 418 euro per una famiglia di 3 persone, se ci fosse un aumento dell’Iva dal 21 al 23%.


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