Agromafie, Legambiente: il disegno di legge sui reati agroalimentari non può attendere
Secondo il Rapporto Ecomafia 2020, nel 2019 sono state registrate 190 infrazioni al giorno in ambito agroalimentare, per una crescita annua del 54,9%. Legambiente: “sfruttamento lavorativo uno dei concetti cardine delle agromafie”
Le agromafie sono un fenomeno complesso. Diffuse da anni in tutta Italia, seppure con declinazioni diverse a seconda dei territori, sono capaci di penetrare e radicarsi nel tessuto sociale, economico e politico, con conseguenze spesso drammatiche per l’ecologia e la cittadinanza.
Per questo motivo Legambiente e Cibo diritto hanno organizzato oggi un incontro per parlare dell’iter di approvazione del disegno di legge sui reati agroalimentari, attualmente fermo alla Camera, che – spiegano – introduce nuovi delitti, dall’agropirateria al disastro sanitario, e rende più efficace la tutela penale del settore, della salute dei cittadini e dell’ambiente in cui viviamo.
Le agromafie in Italia
Nel 2019 le infrazioni penali e gli illeciti amministrativi contestati in ambito agroalimentare, accertate dalle forze dell’ordine, hanno raggiunto quota 69.369 (circa 190 al giorno), con una crescita del 54,9%, secondo quanto rivelato dal Rapporto Ecomafia 2020 di Legambiente.
“Una cifra che – spiega l’associazione ambientalista – esprime bene l’aggressione al patrimonio agricolo e al sistema dei diritti vigente nel Paese, in alcuni casi in ragione del condizionamento e interesse diretto delle organizzazioni mafiose e, in altri casi, per mezzo dell’attività di imprenditori, che agiscono in maniera criminale insieme ai loro referenti professionali, in violazione dei diritti del lavoro, ambientali e della concorrenza”.
Al primo posto si trovano le infrazioni compiute nel settore della tutela della flora con 14.652 reati e illeciti amministrativi. Al secondo posto, i prodotti ittici con 11.694 reati e illeciti amministrativi; al terzo posto, la vigilanza venatoria, l’uccellagione e le attività collegate con 11.387 reati e illeciti amministrativi registrati.
L’intero valore dei sequestri per frodi agroalimentari è stato di 550.967.132 euro, mentre le sanzioni penali e amministrative ammontano a 55.711.389 euro. Somme rilevanti a cui aggiungere 3.057.971 euro derivanti dai pagamenti in misura ridotta di contestazioni per norme violate.
In particolare, la stima del valore del pesce sequestrato nel 2019 è di 10.441.618 euro, a cui si devono aggiungere i 32.500.000 euro di stima per 65 imbarcazioni sequestrate. Mentre 21.129.190 euro sono i contributi illeciti percepiti e le frodi in danno dello Stato e dell’Unione europea, che costituiscono un’altra delle voci più importanti nel business plan agromafioso.
Lo sfruttamento lavorativo
Oltre all’analisi dei dati, Legambiente invita a riflettere su uno dei concetti cardine delle agromafie: quello dello sfruttamento lavorativo. Secondo la Flai Cgil – spiega l’associazione ambientalista – sono ben 180.000 le persone che in Italia, solo nel settore agricolo, vivono annualmente condizioni di fragilità e ricattabilità endemiche e, per questo, spesso sono gravemente sfruttate, se non addirittura ridotte in schiavitù.
Secondo i dati di Ecomafia 2020 nel 2019 sono stati condotti, contro le illegalità nella filiera agroalimentare, 614.840 controlli da parte delle forze dell’ordine e dei vari organi dello Stato (pari a 1.684 controlli al giorno) e si è registrato un aumento annuo del 19,3% delle persone denunciate e del 22,2% di quelle arrestate.
Risultati che – conclude Legambiente – derivano anche da una migliore applicazione della legge 199/2016 contro lo sfruttamento e il “caporalato”.