Transizione ecologica, ambientalisti: un anno dopo, bilancio negativo
Per Greenpeace Italia, Legambiente e WWF chiude in negativo il primo anno di transizione ecologica in Italia. Ecco perché
Un anno di transizione ecologica si chiude con un bilancio negativo. Poche luci e troppe ombre, dicono le associazioni ambientaliste, dopo un anno da quello che doveva essere l’avvio della transizione ecologica del Governo Draghi. Ci sono lacune, carenze e mancanze sul contrasto al cambiamento climatico e sull’energia. Si poteva fare di più su tutela della biodiversità e lotta alla plastica e si deve fare di più sull’economia circolare.
Per Greenpeace Italia, Legambiente e WWF «sulle scelte relative allo sviluppo sostenibile e alle due principali emergenze globali in campo ambientale, il contrasto al cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, non sono state messe in campo politiche e linee di intervento coerenti con i principi recentemente inseriti nella Carta Costituzionale e con gli obiettivi dell’European Green Deal, né aperto la strada a una trasformazione sistemica per coniugare ambiente e opportunità economiche».
«Contrasto della crisi climatica, tutela della biodiversità, agricoltura sostenibile, economia circolare, inquinamento da plastica – proseguono – sono i banchi prova su cui il Governo e il Ministero della Transizione Ecologica, che doveva rappresentare la più importante innovazione istituzionale di questa nuova stagione, non hanno risposto alle attese di quella rivoluzione verde che era stata annunciata come una delle priorità del nostro Paese a partire dal PNRR: banchi di prova su cui le associazioni chiamano il Governo e il MiTE a nuovi impegni».
Clima ed energia
Su clima ed energia, per esempio, le associazioni contestano che si è perso tempo dietro un dibattito che ha enfatizzato le possibili difficoltà della transizione ecologica piuttosto che i vantaggi, senza proporre soluzioni che accelerassero sulle politiche di decarbonizzazione.
«Le proposte del Mite – dicono gli ambientalisti – hanno indebolito l’impulso sul rilancio delle fonti rinnovabili, tuttora al palo, senza rimuovere le barriere che ne rallentano la diffusione e in assenza di nuovi strumenti di partecipazione per ridurre le contestazioni territoriali e favorirne la realizzazione degli impianti, ma al contrario creando nuove problematiche e dando segnali scoraggianti per gli investitori, come sulla tassonomia e sul decreto contro il caro-energia. Si è continuato, inoltre, a esaltare e cercare di allargare il ruolo del gas fossile (anche nella tassonomia europea) nonostante proprio il gas rappresenti la fonte energetica e di gas climalteranti predominante nel Paese e a rilanciare l’opzione nucleare, ripiegando sul tema della ricerca, già ampiamente finanziata, per rispondere a chi chiedeva conto dei risultati plebiscitari di ben due referendum».
Biodiversità
Sono state insufficienti e marginali le risorse che il PNRR e la legge di Bilancio 2022 hanno assegnato alla tutela della biodiversità, proseguono nell’analisi le associazioni.
Nel PNRR alla tutela della biodiversità sono stati assegnati sino al 2026 appena 1,19 miliardi di euro equivalenti allo 0,5% dell’ammontare complessivo del PNRR (191,5 mld di euro), mentre nella Manovra 2022 i fondi ordinari iscritti nel bilancio del MiTE, per quest’anno ammontano, a 356 milioni di euro, l’1% dell’ammontare della manovra, assegnati complessivamente alla tutela del mare, alle aree protette, al controllo sul commercio delle specie in via di estinzione e per i controlli ambientali.
Economia circolare
Nell’economia circolare servirebbe più impegno su innovazioni tecnologiche, ricerca, sperimentazione nel settore produttivo, ma all’innovazione nel settore dell’economia circolare il PNRR assegna solo 600 milioni di euro, pari allo 0,3% di tutte le risorse del Piano.
Inoltre, dei 2,10 miliardi di euro assegnati specificamente sino al 2026 dal PNRR all’economia circolare, 1,5 miliardi sono destinati alla realizzazione di impianti per la gestione di rifiuti urbani, i cui costi sono già coperti dalle tariffe di conferimento degli RSU, che quindi dovranno essere ridotte. Le tre associazioni chiedono così che venga rispettato l’impegno a presentare la Strategia nazionale per l’economia circolare, richiesta dalla Commissione Europea, entro giugno, definendo così obiettivi e scadenze entro i quali raggiungere i traguardi posti dalla UE in settori strategici quali plastica, tessile, elettronica, consumi alimentari e idrici, imballaggi, batterie e veicoli, edifici e costruzioni, gestione dei rifiuti.
Lotta alla plastica
Non va bene neanche nella lotta all’inquinamento da plastica. Greenpeace Italia, Legambiente e WWF ricordano «la riluttanza del Governo e del MiTE sul contrastare la dispersione nell’ambiente della plastica, intervenendo efficacemente sulla produzione (l’Italia è leader europeo nella produzione della plastica monouso) e il consumo. Nella Manovra 2022 è stata rimandata ancora di un anno la decorrenza della plastic tax (introdotta con la legge di bilancio 2020) e la Commissione Europea ha inviato una comunicazione ufficiale all’Italia per le deroghe contenute nella norma di recepimento della Direttiva SUP (D.Lgs. n. 196/2021) sulla plastica monouso».
Le associazioni chiedono di rispondere ai rilievi della Ue sulle disposizioni introdotte nella legge italiana di recepimento della Direttiva SUP in contrasto con la direttiva europea, rafforzando misure che disincentivino il monouso e sostengano il ricorso a imballaggi riutilizzabili.