
Rincari pasta, MIMIT convoca la Commissione di allerta (foto Pixabay)
Rincari pasta, MIMIT convoca la Commissione di allerta
Le Associazioni dei Consumatori hanno accolto favorevolmente la notizia sulla convocazione della Commissione di allerta per far luce sull’aumento dei prezzi della pasta. Intanto il Codacons annuncia un esposto all’Antitrust
Il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha dato mandato al Garante per la sorveglianza dei prezzi di convocare la Commissione di allerta rapida per analizzare la dinamica del prezzo della pasta.
Il Codacons ha accolto favorevolmente la notizia, ma sottolinea che “sui prezzi della pasta dovrà intervenire anche l’Antitrust, allo scopo di fare chiarezza su possibili fenomeni speculativi”. Per questo l’associazione ha annunciato la presentazione di un esposto all’Antitrust, relativo proprio ai listini al dettaglio della pasta in Italia.
“Dopo le denunce di speculazioni lanciate da Coldiretti, abbiamo deciso di presentare un esposto all’Autorità per la concorrenza affinché accerti possibili illeciti sull’andamento dei listini al dettaglio di tale prodotto – spiega il presidente Carlo Rienzi – L’Istat, nel dato sull’inflazione di marzo, registra rincari medi per la pasta del 18,2% rispetto allo scorso anno, con ricadute pari in media a +25,5 euro annui a famiglia. Aumenti dei listini che, tuttavia, non sarebbero giustificati dall’andamento delle quotazioni del grano”.
“È necessario, quindi – prosegue Rienzi – verificare cosa, nello specifico, determina incrementi così forti dei listini, e se vi siano anomalie sul mercato tese a mantenere elevati i prezzi al dettaglio di un prodotto molto presente sulle tavole degli italiani, al punto che ogni cittadino consuma circa 23 chili di pasta all’anno”. Rincari che, secondo il Codacons, potrebbero configurare pratiche commerciali scorrette e violazione delle norme in tema di diritti dei consumatori.

Pasta, i numeri dei rincari
Soddisfatta anche Assoutenti, che lo scorso aprile aveva presentato un’apposita segnalazione sul caso.
“Ad aprile abbiamo segnalato al Mimit e a Mister Prezzi alcune anomalie nell’andamento dei prezzi al dettaglio della pasta in Italia – spiega il presidente Furio Truzzi, membro della Commissione di allerta rapida e promotore della denuncia sul caro-pasta – In base al dossier realizzato da Assoutenti, tale prodotto ha subito nell’ultimo anno rincari fortissimi che non sembrano giustificati dalle quotazioni del grano. Ad esempio ad Ancona, città che vanta il prezzo più alto d’Italia, un chilo di pasta costava in media a marzo 2,44 euro (Modena 2,41 euro/kg, Cagliari 2,40 euro/kg, Bologna 2,39 euro/kg, Genova 2,38 euro al kg), e solo in 12 province i listini di spaghetti, rigatoni, penne ecc. risultavano inferiori ai 2 euro al kg”.
“I rincari più pesanti si sono registrati in diverse province della Toscana – prosegue -: il record spetta a Siena, dove un chilo di pasta è salito da una media di 1,37 euro/al kg dello scorso anno ai 2,17 euro di marzo, con un aumento del 58,4%. Incrementi superiori al 50% anche a Firenze (52,8%) e Pistoia (51,8%). Il prezzo medio della pasta in Italia è attualmente pari a circa 2,13 euro al kg, con un aumento medio del +25,3% rispetto allo scorso anno, quando i listini erano pari in media a 1,70 euro/kg)”.
“Urge una riduzione dei prezzi – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. – Temiamo, viste le denunce ripetute fatte nei secoli, che la moral suasion serva molto a poco, anche se ovviamente speriamo di sbagliarci” .
“Fino a che la speculazione non sarà definita come una pratica scorretta, si avranno sempre le armi spuntate contro i prezzi troppo alti, salvo vi siano prove di abusi di posizioni dominanti o di intese restrittive della concorrenza. I prezzi della pasta (fresca e secca) stanno salendo ininterrottamente da giugno 2021, e da allora a marzo 2023 sono rincarati del 37% (i dati di aprile non sono ancora noti, ndr). Secondo i dati Ismea, invece, il frumento duro nazionale da aprile 2022 ad aprile 2023 è sceso del 28,3%, il frumento duro extra Ue addirittura del 34,4%. Inoltre, le cause iniziali dei rincari, ossia i cattivi raccolti in Canada e negli Stati Uniti, sono risolte”, conclude Dona.

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