È la shrinkflation, bellezza, e tu non ci puoi fare niente. O forse no? (Foto Kevin Malik per Pexels)

Si riduce il contenuto del detersivo. Le confezioni pesano di meno – dieci, venti, cinquanta grammi. Il sapone liquido da 300 ml diventa da 200 ml mentre il bagnoschiuma chi lo sa, prima il flacone grande pesava 750 ml e ora arriva a 600 ml se si è fortunati, Lo scorso Natale non era sfuggito che a restringersi, o a esibire un peso diverso da quello tradizionale, spesso con un’ampia gamma (750 grammi, 900, 850?) sono stati i panettoni. “È la shrinkflation, bellezza, e tu non ci puoi fare niente”. O forse no?

Shrinkflation e non solo…

A tornare sulla questione che rende la spesa dei consumatori sempre più complicata è Altroconsumo, che ha fatto un monitoraggio di diversi prodotti, alimentari e per la cura casa e persona, presenti nel supermercati.

La shrinkflation è la tendenza a ridurre la quantità effettiva di prodotto all’interno delle confezioni mantenendo il prezzo più o meno invariato. Ma se il prezzo rimane lo stesso e la confezione diventa più piccola, il risultato per il consumatore è un aumento di prezzo mascherato. Shrinkflation è una parola inglese che viene dall’unione di shrinkage (contrazione) e inflation (inflazione), un fenomeno che consiste nella riduzione delle confezioni (o della quantità al loro interno) di prodotti di largo consumo, mantenendo però lo stesso prezzo.

È un fenomeno per molti aspetti anche sfuggente, perché non solo il consumatore se ne accorge spesso a posteriori, ma – come evidenzia l’indagine di Altroconsumo – ci sono casi in cui neanche si può parlare di shrinkflation perché quello che cambia è la formulazione del prodotto, oppure c’è un formato diverso a seconda del punto vendita scelto… Il risultato è però sempre quello di disorientare il consumatore – se ne accorge spesso, all’atto pratico, a casa quando apre la confezione – e di rendere sempre più complicato fare scelte di acquisto consapevoli.

Aumenta il costo al litro o al chilo

Durante il suo monitoraggio, Altroconsumo ha trovato “variazioni importanti nel quantitativo di prodotto all’interno delle confezioni: una strategia che fa lievitare i costi al chilo o al litro fino al 200%, complice anche l’inflazione – spiega l’associazione – Succede quindi che le confezioni mutano qualche particolare estetico, aggiungono magari un ingrediente e, contemporaneamente, il peso del contenuto si fa più leggero. Il prezzo, però, non segue sempre la stessa logica”.

Sono tanti i prodotti che “rimpiccioliscono”: detersivi, patatine, birra, bagnoschiuma, creme spalmabili, sapone liquidi.

Sostiene Altroconsumo alla fine del suo monitoraggio: “Tra i casi più evidenti emergono il detersivo per piatti Nelsen, con la relativa confezione passata da un litro a 850 ml e il prezzo al litro che ha raggiunto un rincaro del 53% e Pringles Originals, con le relative confezioni passate da 200 a 175 grammi e il prezzo al chilo cresciuto del 22%. Anche tutta la linea di prodotti della Nocciolata Rigoni di Asiago ha subito una riduzione delle confezioni: se prima i vasetti erano disponibili nei formati da 270, 350 e 700 grammi, ora sono passati a 250, 325 e 650 grammi. Anche in questo caso, il prezzo al chilo è lievitato tra l’11% del formato grande al 38% per il più piccolo. Gli yogurt greci della linea Delta (Yomo) e di Fage sono passati da vasetti da 170 a 150 grammi. Il prezzo al chilo è cresciuto del 30% per Delta e del 65% per Fage”.

Non è shrinkflation ma…

Durante il monitoraggio Altroconsumo ha rilevato anche altri casi di pratiche messe in atto dai produttori.

“Non possono essere classificati come esempi di vera e propria shrinkflation, ma sono la dimostrazione di come possa essere sempre più difficile fare scelte consapevoli quando si va a fare la spesa”.

Fra questi ci sono le strategie delle marche che immettono sul mercato formulazioni speciali o ricette premium, riducendo il contenuto rispetto alla confezione classica – il prezzo rimane in linea con quello standard ma la confezione ha quantità inferiori.

Un altro caso riguarda “gli stessi prodotti venduti in formati diversi, a seconda del punto vendita. Questa modalità non permette al consumatore di fare valutazioni univoche e di comparare in maniera efficace i prezzi di uno stesso articolo. Per alcuni prodotti come bibite, ma anche detersivi, ammorbidenti e prodotti per l’igiene personale (per esempio gli assorbenti), possono essere presenti in assortimento formati differenti a seconda delle insegne dei supermercati”.

Se il formato cambia da un negozio all’altro diventa difficile confrontare il prezzo. E soprattutto si rischia di pagare di più perché l’alternativa diventa quella di cambiare supermercato alla ricerca del formato più grande e del prezzo al chilo o al litro più piccolo. E se non si ha il tempo di girare, cosa si fa? Attenzione anche alle confezioni multipack e al fatto che siano confrontabili con quelle singole.

Cosa fare? Al consumatore non rimane che aprire gli occhi, cercare il prezzo al chilo o al litro, fare lo slalom fra i punti vendita, ricordarsi del formato comprato in precedenza, confrontare i prodotti di nuovo uso, cercare di capire se c’è un imballaggio eccessivo, cercare il peso effettivo del prodotto ovunque sia stampato in etichetta e nella scatola e non avere troppa fretta nel fare la spesa… Un’impresa, insomma.


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