Emergenza siccità, si corre ai ripari. Ma la crisi idrica è strutturale (Foto di andreas160578 da Pixabay)

Si corre ai ripari contro l’emergenza siccità. E già questo dice che la siccità non è ancora stata inquadrata come molti richiedono, un fenomeno strutturale legato alla crisi climatica. Ieri c’è stato il primo tavolo sulla crisi idrica a Palazzo Chigi, che promette un decreto legge sull’emergenza siccità, un commissario straordinario con poteri esecutivi, una cabina di regia fra tutti i ministeri interessati e una campagna sull’uso responsabile dell’acqua. Da più parti arriva apprezzamento per l’intervento ma con la sollecitazione a fare presto.

Siccità, situazione grave soprattutto nel Settentrione

Secondo l’osservatorio ANBI sulle risorse idriche, «la siccità continua a persistere sull’Italia settentrionale e, in assenza di serbatoi diffusi, le piogge non riescono più a recuperare un equilibrio idrico largamente deficitario». In Lombardia non migliora la situazione di “grave crisi idrica” mentre per il fiume Po si registra una leggera ripresa nell’area del delta, anche se il fiume continua a fluire al di sotto minimi storici in numerose stazioni di rilevamento a monte.

«Nonostante le precipitazioni, la situazione idrica dell’Italia settentrionale non migliora sostanzialmente – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – E’ necessario realizzare nuove infrastrutture, capaci di capitalizzare le risorse idriche quando arrivano; per questo, sollecitiamo il Governo, di cui apprezziamo l’attenzione al problema, ad intervenire concretamente, destinando adeguate risorse dopo le condivise scelte della cabina di regia sulla siccità».

Federconsumatori: Governo e cittadini facciano la loro parte

Federconsumatori invita Governo e cittadini a fare la loro parte. Che significa attuare piani per razionalizzare l’utilizzo dell’acqua e rendere la rete più efficiente mentre i cittadini sono sollecitati ad adottare strategie antispreco. L’associazione ricorda i numeri sulla siccità che si rincorrono da giorni.

Una percentuale fra il 6% ed il 15% della popolazione italiana vive ormai in territori esposti ad una siccità severa o estrema. Questo significa che l’acqua del rubinetto non può più essere data per scontata. E se la situazione è grave oggi, come accade soprattutto nei laghi del Settentrione, come emerge dalla situazione del Po, è chiaro il rischio che tutto si aggravi con l’arrivo della stagione estiva. Dal Po al Tevere ai principali laghi fiumi e bacini sono nettamente al di sotto dei livelli abituali e lasciano intravedere una situazione allarmante.

C’è poi la dispersione idrica di rete, «che in media negli acquedotti italiani è di oltre il 40%: questo vuol dire – prosegue Federconsumatori – che si perdono in media 40 litri ogni 100 immessi nelle reti di distribuzione».

L’associazione sollecita il Governo «a definire un piano di gestione e razionalizzazione dell’acqua destinata ad uso agricolo, civile e industriale. Piano che preveda la realizzazione di invasi e bacini per la raccolta delle acque da destinare ad uso agricolo, la depurazione delle acque reflue per l’utilizzo in agricoltura e nei cicli produttivi, la desalinizzazione, ma soprattutto l’avvio urgente di una grande opera di efficientamento della rete idrica ormai obsoleta, che, è proprio il caso di dirlo, “fa acqua da tutte le parti”». Allo stesso tempo Federconsumatori avvia una campagna per sensibilizzare i cittadini sull’utilizzo consapevole dell’acqua e sul risparmio idrico.

 

Fiumi e laghi in secca, l’emergenza siccità non è mai finita (Foto di Nyoman Suartawan da Pixabay)

 

Dispersione idrica media del 40-50%

«L’Italia, che ogni anno preleva dalle falde oltre 9 miliardi di metri cubi di acqua potabile, pari a oltre 400 litri al giorno a persona, sconta una gravissima dispersione della risorsa idrica, causata da una rete colabrodo con perdite medie del 40-50% e con una scarsissima manutenzione; in questo contesto si inseriscono gli effetti del climate change, che potrebbe causare una significativa riduzione della disponibilità di risorse idriche, fino al 40% a livello nazionale e fino al 90% per il Sud Italia nel lungo termine». Lo afferma il presidente della Copagri Tommaso Battista sulla base di quanto emerso durante il Tavolo interministeriale sulla crisi idrica.

Anche Copagri chiede dunque un piano di gestione idrica “pluriennale, coordinato e integrato” e che “possa rappresentare un asset strategico per il futuro dell’agricoltura e dell’export agroalimentare, che come noto dipende per l’83% dalla disponibilità idrica”.

Agricoltori: serve pianificazione di lungo periodo

«Per affrontare una siccità ormai strutturale, servono risposte rapide, organiche ed efficienti» dice Cia-Agricoltori Italiani che accoglie con favore l’istituzione di una Cabina di regia per affrontare la crisi idrica.

Gli agricoltori ricordano che «con il 45% di neve in meno sulle Alpi, rispetto al 2022, e invasi che non riescono a trattenere più dell’11% di acqua piovana non sono pensabili ulteriori ritardi, sia per i cittadini che per gli agricoltori». Altri numeri che si rincorrono sono quelli delle conseguenze sull’agricoltura: previsioni di un’estate con crolli produttivi del 10% per gli ortaggi e fino al 30% per colture come mais e riso.

«Ovviamente, non si può continuare a lavorare solo in una logica emergenziale, ma occorre una strategia e pianificazione di lungo periodo, considerati i cambiamenti climatici in atto», dice la Cia, che dal canto suo chiede di sbloccare e favorire il riutilizzo a uso agricolo delle acque reflue depurate; realizzare serbatoi artificiali, ad uso multifunzionale, per la capitalizzazione dell’acqua (in eccesso/di riuso/di pioggia); avviare una rete di piccoli laghetti e invasi diffusi su tutto il territorio.

WWF: nuovi invasi non risolveranno il problema

La costruzione di nuovi invasi non è però esente da critiche. Il WWF ad esempio non li considera risolutivi, come emerge dalle proposte che l’associazione ha espresso qualche giorno fa.

«Nuovi invasi non risolveranno il problema: il proliferare di nuovi invasi e programmi d’intervento straordinari, dettati dall’emergenza, derogando dalla pianificazione ordinaria e dai suoi vincoli territoriali, rischia di peggiorare la situazione aggravando il bilancio idrico complessivo degli ecosistemi e delle falde», scrive il WWF.

L’associazione chiede di fermare gli sprechi d’acqua nella rete e nei consumi casalinghi, lo stop ai fossili, la promozione dell’agroecologia. Sollecita di “ridare centralità alle Autorità di Bacino perché ci sia una regia unica che rediga e/o aggiorni i “bilanci idrici” per riprogrammare gli usi dell’acqua in base alla reale disponibilità della risorsa e alle priorità”.

«La siccità è ormai un problema strutturale, è uno dei prezzi che paghiamo al cambiamento climatico», dice il WWF parlando di una “realtà nuova” nella quale già c’è una riduzione della disponibilità idrica media annua – meno 19% negli ultimi trent’anni.

Bisogna dunque “cambiare” e porre rimedio agli errori in termini di sprechi di acqua, come emerge dalle perdite della rete di distribuzione, fino al 40% oggi, e nelle case, dove gli italiani usano 220 litri in media di acqua a persona al giorno. E ancora ridurre il fabbisogno di acqua in agricoltura, dove si usa il 60% della risorsa idrica disponibile.

Per il WWF serve una strategia che incida sulle cause della siccità attraverso un Piano di adattamento ai cambiamenti climatici. L’associazione propone poi di «rivedere le concessioni idriche dando priorità agli usi idropotabili, all’agricoltura e all’ambiente, evitando o riducendo drasticamente utilizzi inopportuni in un’ottica di adattamento ai cambiamenti climatici, come per la neve artificiale (la stagione sciistica ormai si protrae fino a maggio quando l’agricoltura è già da un paio di mesi bisognosa d’acqua). Combattere lo spreco, ammodernando la rete di distribuzione per uso civile dell’acqua e migliorando sempre più i sistemi di irrigazione; incentivare il risparmio idrico anche attraverso politiche di premialità».


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